Campora : Casa di preghiera S. Marcellina
Esercizi spirituali 21-26 luglio 2008

Dal 21 al 26 luglio 2008 si sono trovate a Campora, per gli Esercizi spirituali, 15 suore marcelline provenienti da diverse comunità: Genova, Losanna, Milano (Tommaseo– Quadronno-Piazza Caserta) Foggia, Bolzano, Querétaro (Messico) Don Giuseppe Nichetti, che ha guidato le riflessioni proponendo alle partecipanti l’esperienza spirituale di Madre Marina Videmari.

Sono state lette e presentate 18 lettere della Madre Fondatrice, riguardanti un arco di quindici anni di tempo, dal 1837 al 1852.
Per tutte è stato lo stupore di una scoperta: Madre Marina ha rivelato il suo volto più intimo e più vero:

la sua umanità

“Mio Carissimo Signor padre in Cristo;
Quanta compassione sentiva per lei nel leggere l’ultima sua lettera. Povero Signor Biraghi, chissà quanti dispiaceri le dà quella testa (Don Pancrazio Pozzi). Il Signore forse vuol purgare quest’opera che ella intraprese con tali dispiaceri. Coraggio, cesseranno. Perché mi scrisse di bruciare subito la lettera? Teme che io le faccia vedere a qualcuno? No, e per rassicurarla le unisco qui la prima, e la penultima, giacché l’ultima la bruciai, e le altre tutte, tutte le conservo in un cassetto con chiave, come cosa a me più cara, in perenne memoria di quegli che tanto bene fece alla povera anima mia”. (5 marzo 1840)

la sua umiltà

“Nel leggere la sua lettera pareva che mi pungessero il cuore, ed oh, qual afflizione! Per tutta la notte non mi fu possibile dormire. Sospirava il domani, sperando che sarebbe cessato un tal martirio. E perché mai tanto affanno? Perché, i suoi rimproveri erano giusti, erano necessari, erano buoni per me; e l’amor proprio nemico fatale dei miseri mortali, lottava con me. Basta, nel buio della notte, avanti al mio Crocefisso esposi il mio affanno, e da questo caro Gesù, unico appoggio che abbia Marina, ne trassi i più dolci conforti e conobbi l’inganno in cui era ad affliggermi; gli promisi d’essere in futuro più parca nel parlare, […] d’usar maggior gravità e di tener sempre presente agli occhi le mie miserie passate”. (5 febbraio 1839)

il suo coraggio e la sua fede

“Fino qui il nostro Caro Gesù ci ha assistiti in modo quasi prodigioso, e sempre ci ha fatti escire vittoriosi da tante terribili procelle. Innanzi adunque, o mio buon padre, con coraggio e con grande umiltà che faremo del bene per anni molti!” (23 ottobre 1852)

la sua generosità materna

“Io penso ad accontentare le mie sorelle e le educande. Mi sta a cuore anche il buon andamento del nostro Istituto, ma all’anima mia chi sa se vi penso in modo, che dovrei pensarvi.”
(9 dicembre 1838)

“viviamo felici nel Signore. Si, nel silenzio e nella orazione offriamo a Lui ogni nostro dolore e in Lui riposiamo sicuri, come bimbi in grembo alla propria madre. Io poi auguro a tutti mille beni nel Signore e perdono a tutti di cuore, ma desidero solo un po’ di tregua onde per rianimare le abbattute forse; per attendere viemmeglio alle mie Alunne ed al mio avanzamento spirituale, chè coll’animo sempre si martoriato duro fatica a raccogliermi in Dio”.