Incontro animatrici liturgiche


Casa Generalizia 7.05.05

Il mistero eucaristico e
il suo linguaggio simbolico

Mons. Prof. Antonio Donghi

Quale legame esiste tra la celebrazione eucaristica attuale ed il mistero che Gesù ci ha lasciato e regalato?

Risulta fondamentale partire dal rendere grazie. L'eucaristia è, innanzi tutto, rendimento di grazie. Il resto è uno sviluppo dovuto a delle condizioni storico-culturali.

Qual'è l'originalità cristiana?

È necessario cogliere il simbolismo cristiano nella sua autenticità e specificità Tre i versanti essenziali:

Non sono io che vado a Messa; il Padre mi ha fissato l'appuntamento con suo figlio. Io suono alla porta e mi apre il Risorto: la gioia dell'incontro (accoglienza). Allora mi siedo e ascolto ( liturgia della Parola). Poi Gesù mi offre se stesso (liturgia eucaristica). Rinvigorita dalla comunione, il Risorto mi dice di andare in pace e mi dà appuntamento per la prossima volta (conclusione).

Il Sacrosanctum Concilium n°34 parla di sobria semplicità al fine di cogliere il contenuto. I riti aumentano quando manca il contenuto! Più il rapporto è intenso e più il dialogo è semplice ed essenziale. Finita la Messa non si deve dire che bella Messa, ma: "quanto siamo stati affascinati dall'incontro con il Signore."

Quattro i passaggi della dinamica del simbolismo:

  1. la centralità del mistero pasquale ( se non vedo Lui è inutile andare a Messa) Come vedo attraverso
  2. il simbolo
  3. nella dinamica della celebrazione
  4. mediante la ritualità

Questa dinamica mi riporta alla Vita Consacrata con gli stessi 4 passaggi: (Signoria di Cristo/ consacrati/nella vita comunitaria/attraverso le modalità della vita comunitaria).

Il Signore ci chiama intorno a sé per rendere grazie e così facciamo fraternità e incontriamo il Risorto.

Se nella comunione non gusto il Signore, non ho fatto comunione.

L'uomo della fretta corre, l'uomo dell'armonia, che ha gustato l'eternità, cammina. Oggi c'è l'attenzione al particolare, ma si perde di vista il globale.

Se nella Congregazione non vedo il tutto, il particolare diventa l'assoluto.

3 elementi da tener presenti nel rito:

La dimensione antropologica: affinché il rito non sia il vestito sul manichino. Il rito si inserisce nell'uomo.

Perché Gesù ci ha regalato la sua presenza nella convivialità? Mangiare e bere che significato hanno?

Attraverso il mangiare l'uomo rifà le sue cellule e con questo gli viene data la possibilità di vivere. Nella dinamica del mangiare insieme egli vive la relazionalità; si capisce allora la dinamica del bacio che esprime il voler essere l'uno nell'altro. Lui entra nella nostra storia e noi nella sua.(Segni significanti e santificanti!)

Il nostro mangiare è la storia di Dio.

Santa Messa

La bellezza della celebrazione si scopre nella sua attualità.

Ciò che lui ci ha detto si realizza ogni giorno nell'eucaristia e si attua, poi, nella nostra vita. L'uomo eucaristico sa che non sarà mai deluso e perciò è sempre nella gioia.

Cristo ascolta la nostra preghiera, ma anche il Padre. Nel testo evangelico di Giovanni ci fa capire come Cristo ci ascolta. Gesù è tornato dal Padre per essere sacramentalmente in ognuno di noi.

Noi ci accorgiamo, allora, che pregare è lasciare pregare Cristo. E' lui che prega il Padre; noi diventiamo il luogo in cui si realizza il dialogo.

Nel nostro silenzio lui diventa la nostra preghiera al Padre. Andare a Messa, vuol dire lasciarmi coinvolgere nel dialogo del Padre con il Figlio.

Pregare non è dire, ma è diventare colui al quale rivolgiamo la preghiera, pregare è assumere i sentimenti del Figlio. L'uomo che vive la comunione sa che sarà sempre esaudito. La preghiera è la comunione con Dio. La comunione è il più importante dei doni di Dio. È il Cristo che prega nella preghiera eucaristica e il Padre lo ascolta e noi diventiamo suo corpo e suo sangue. Nel nostro pregare possiamo lasciare più spazio alla preghiera di Cristo per essere trasformati in colui al quale rivolgiamo la nostra preghiera.


Alle 14.30 riprendono i lavori. Ascoltiamo le riflessioni del prof. Donghi

Che cos'è il linguaggio simbolico?

Oggi è difficile comprendere il simbolo, anche se l'uomo è per natura sua portato alla simbologia e al rito.

Quando parliamo di simbolo c'è un aspetto visibile ed uno invisibile che si rifà al visibile. Quando si dice simbolico, nel nostro linguaggio corrente, significa non reale, ma in campo liturgico, invece, ciò significa la realtà: attraverso il visibile vediamo l'invisibile. È l'invisibile che ha consistenza nel visibile.

Quando nell'eucaristia leggiamo la Parola siamo davanti alla parola visibile, ma in realtà ascoltiamo il Cristo Risorto. Il visibile diventa segno dell'invisibile. Abbiamo ascoltato Cristo che ci parlava attraversale Scritture. Con la risposta "Rendiamo grazie a Dio" la comunità ringrazia Dio di essersi fatto presente nuovamente a lei.

Alla comunione abbiamo visto una particola intinta nel vino e abbiamo detto Amen per la certezza che abbiamo nell'invisibile.

Il senso del pane e del vino si ricava dalla Didaché. Pane e vino vengono portati insieme all'offertorio, perché insieme vengono trasformati nel corpo e sangue di Cristo.

Il pezzo di ostia intinto nel calice significa che il pane - segno di comunione - si inebria dell'ebbrezza della dedizione incondizionata del martirio. Solo così c'è vera comunione; la comunione, del resto, è vera solo nel martirio.

Assumere il vino che cosa vuol dire? Il senso vero dell'eucaristia è il vino, ebbrezza oblativa dello Spirito Santo. Gli orientali dicono che il calice è ripieno dello Spirito. Ci nutriamo quindi dello Spirito.

Segno di pace: ritualità e non simbolo. Ci regala la sua pace dopo aver ascoltato la parola (rito ambrosiano), mentre nel rito romano lo scambio della pace avviene solo dopo aver sperimentato la paternità di Dio.

Il cero pasquale: richiama il Risorto che presiede l'eucaristia, ma non è il Risorto.

La ritualità è l'unico punto che cambia a secondo delle culture. Essa mi deve aiutare e non distrarre.

Canto d'ingresso: (non deve durare un secondo perché deve aiutarci a divenire "noi") Simbolo rituale: il canto è la fusione dei cuori. Il partecipante, affascinato dal bello, dimentica sé stesso e vive la comunione con i fratelli. Chi non canta fa il passero solitario che rifiuta la comunione e dove non c'è comunione non c'è esperienza del Risorto.

Saluto del celebrante Simbolico reale: Il celebrante ci saluta. Il risorto celebra, il prete è simbolo reale.

Atto penitenziale: contemplando il Risorto, con il canto e l'atto penitenziale ci convertiamo al "noi".

Nella comunione ascoltiamo il Maestro, condividiamo la sua storia e portiamo la comunione agli altri.

Il linguaggio simbolico non è lontano dall'uomo, perché l'uomo è di natura sua portato a leggere il simbolico. Nessuno ha visto l'amore o l'amicizia, ma l'amicizia reale nel linguaggio simbolico diventa "visibile". La modalità di dire la dimensione affettiva dipende poi dalla cultura.

Gesù non ci ha dato nessun rito, ma la Chiesa sceglie dei riti per contemplare l'invisibile. Andando a Messa dovremmo imparare la legge dell'essere uomini.

Il linguaggio sacramentale si costruisce sull'IO più profondo.

Signore, insegnaci ad essere uomini veri come te. L'uomo incontrando il Risorto si lascia trasformare da Lui che vuole venire a lui.

Dall'eternità Dio ci ha pensati nell'Eucaristia. Invece di assumere una carne senza peccato, assume una carne con il peccato.

La vera realizzazione dell'uomo è quando egli è perdonato.

L'uomo ha paura di ciò che è semplice, così rende complicato ciò che non lo è. Egli vuol essere protagonista. Il Concilio Vaticano II ha voluto semplificare la liturgia, mentre l'uomo l'ha complicata.

Nella dimensione vera e affettiva si è semplici, nella complessità c'è l'aggressività.

("La liturgia: principio dell'agire morale")

L'esteriorità e l'intimismo: due rischi che non ci fanno cogliere l'incontro con il Signore.

Amarci con tutti i nostri difetti è l'atteggiamento giusto per andare a Messa. È la Messa che ci purifica.

L'uomo religioso/consacrato è lento a cambiare.

La comunione fuori dalla Messa è ammissibile solo quando oggettivamente e seriamente non si è potuti andare a Messa.

La certezza: il Signore c'è!

Il soggetto dell'evangelizzazione non è l' io-tu, ma la comunità che annuncia.

La liturgia è incomprensibile perché siamo solepsisti; solo la comunione ci cambia e ci fa convertire.


Dopo l'ascolto del prof. Donghi un breve intervallo ed un momento di condivisione. Si sono fatte risuonare le parole ascoltate :

Come prossimo e possibile cammino da intraprendere si proponeva:

La giornata si è conclusa con la preghiera dei Vespri e la condivisione del pane che era stato il simbolo portato all'offertorio durante la santa Messa celebrata alle ore 11.30